Rabu, 31 Oktober 2012

Chillerama ( 2011 )

E' l'ultimo giorno d'apertura nell'ultimo drive in aperto negli USA: il proprietario della sala decide di fare una horror night proiettando alcuni film che non sono mai stati mostrati al pubblico.Questi film costituiscono gli episodi di Chillerama , horror a episodi diretto a più mani che recupera massicciamente atmosfere anni '50 infarcendole di ironia di  grana grossa, grossissima. Gli autori più che l'orrore cercano la citazione, la risata e già che ci sono esagerano con la rusticità della realizzazione con trucchi troppo grossolani per non essere realizzati appositamente in modo così pedestre.
L'importante è divertirsi e qui ci si diverte.
1) Wadzilla ( di Adam Rifkin). Uomo che ha problemi di fertilità si sottopone a una cura farmacologica per risolvere il suo problemuccio. Il farmaco somministrato però ha un effetto collaterale curioso: gli fa eiaculare uno spermatozoo per volta che poi più passa il tempo e più si ingrandisce.Diventa così grande da minacciare la città. Tra King Kong e Godzilla e con un accoppiamento interracial con la Statua della Libertà , il corto di Rifkin è una centrata parodia dei monster movies anni '50.Effetti speciali poco speciali ( ma come detto è tutto intenzionale per dargli un'aria trash) e quell'aria retrò che lo riempie di fascino. Di moderno c'è solo un liquido biologico innominabile fino a poco tempo fa, inoltre finisce con un bacio...beh meglio che non lo dico come è e quanto schifo fa.Uno dei migliori del lotto ( voto 7 ).
2) I was a teenage werebear ( di Tim Sullivan) Parodia sgangherata che va dalla commedia adolescenziale al musical stile Grease passando per accenti horror molto molto mitigati. Che differenza c'è tra  un orso mannaro e un lupo mannaro? forse solo la una fame di sesso insaziabile che ha l'orso e anche una certa gaytudine che viene sbandierata ai quattro venti. Curiosi i numeri musicali con canzoncine scritte per l'occasione ma complessivamente è un episodio stupidino, con scarso appeal. Non si ride mai. Al massimo un sorriso fugace ( voto 5 / 10 )
3) The diary of Anne Frankenstein ( di Adam Green). Ecco un'altra punta di diamante del film. Veniamo a sapere che Anna Frank in realtà si chiamava Frankenstein e che il suo diario non è altro che un falso creato ad arte mentre quello vero conteneva le istruzioni per dare vita a una "creatura" assemblata con vari parti anatomiche prelevate da cadaveri diversi.Hitler stesso recupera il diario e mette insieme la creatura che ha un'acconciatura da ebreo ortodosso e una fascia con la svastica al braccio. Parodia che parte dal Frankenstein di Whale, passa per La moglie di Frankenstein e arriva dritto dritto a Frankenstein jr citato sia per lo strano linguaggio parlato da un Fuhrer tutto da ridere sia per lo squillante bianco e nero in cui è girato il corto.Si ride parecchio ( voto 8 )
4) Zom-B-movie ( di Joe Lynch) E' l'episodio cornice ( quello ambientato nel drive in di cui si accennava all'inizio) che trova il suo spazio nella mezz'ora finale del film. Come dice il titolo è un film di zombie che però non sono affamati di carne umana ( o meglio non solo) ma di sesso. Cercano di pasteggiare a carne umana ma soprattutto di accoppiarsi nei modi più strani e originali possibili.E anche il modo di ucciderli è diverso: non un colpo in testa ma un colpo proprio lì ,dove fa più male.
Anche qui un'allegra anarchia visiva che riporta agli anni '50 e non solo per l'ambientazione: questi zombie non fanno paura, fanno solo un po' schifo .( voto 7 )
Durante questo segmento viene proiettato un trailer in cui il protagonista assoluto è lui: il bisogno grosso, marroneo , puzzolente e assassino.
Una specie di inno al corpo sciolto in salsa horror.
Chillerama sostanzialmente è un esperimento collettivo riuscito: dei quattro episodi + il finto trailer ( letteralmente irresisitibile e assolutamente nauseante ) a conti fatti solo uno è al di sotto della sufficienza.
Chillerama sostanzialmente è una parodia horror che recupera atmosfere retrò e che ha il sapore di una vecchia rimpatriata tra amici in vena di fare  cazzate.
Sempre con la telecamera in mano e con tutto il talento che hanno a disposizione.

( VOTO : 7 / 10 )  Chillerama (2011) on IMDb

Selasa, 30 Oktober 2012

Consigli per gli ascolti ( 2 )

MY DYING BRIDE  "A MAP  OF ALL OUR FAILURES "( Peaceville Records 2012 ) Seguo questo gruppo dai loro primi passi nel music biz e ormai per me sono diventati una sorta di consuetudine. Ogni loro nuovo disco è una rimpatriata con vecchi amici che sono ormai più di 20 anni che si conoscono.A loro va la mia eterna gratitudine per avermi regalato due capolavori assoluti antitetici tra di loro( Turn Loose The Swans e The Angel And The Dark River, probabilmente i due estremi della loro musica tenendo fuori il recente esperimento del doppio/triplo Evinta, qualcosa di alieno alla loro discografia ma comunque di fascino malsano) e un sacco di buoni dischetti. A map of all our failures non contiene moltissime innovazioni, la voce di Aaron è quasi sempre in clean ( ma le rare parti growl lasciano il segno ), i brani sono tutti lenti come tradizione vuole e intrisi di una malinconia che è difficile da mandare via anche dopo aver finito di ascoltare tutto il cd. C'è spazio anche per il violino che disegna melodie semplici ma efficaci sul muro di chitarre. Più di 60 minuti che, nonostante il genere non fruibilissimo non viene mai voglia di skippare. Nota di particolare merito all'opener Kneel Till Doomsday, a The Poorest Waltz ( il singolo) e al brano di chiusura Abandoned as Christ ( VOTO 8+ / 10 ) .
BLUT AUS NORD " 777- SECT(S) ( Debemur Morti 2011 ) Ascoltare i Blut Aus Nord è come salire su uno Shuttle e farsi un giro nello spazio , magari anche allontanandosi dalla Terra madre. Ancora una volta c'è del marcio in Francia soprattutto in ambito black metal, una visione assolutamente personale del genere che non trova riscontri altrove.777- Sect(s) è il primo atto di una trilogia (già data alle stampe) in cui tutti i brani hanno praticamente lo stesso titolo ( Epitome, si distinguono solo per i numeri romani progressivi ). Il loro astral black metal da un lato è figlio di un industrial apocalittico, dall'altro il  black verbo viene destrutturato e ricomposto a piacimento con sintetizzatori, batterie elettroniche che scandiscono ritmiche disumane e uno screaming ultrafiltrato che a fatica si fa strada in mezzo a tutto il bailamme.
Ascoltare i Blut Aus Nord è esperienza diversa, sfiancante per chi non è abituato, di grande appagamento per chi si lascerà trasportare.Sconsigliato ai deboli di orecchie e a chi cerca semplicemente un dischetto da ascoltare senza troppi pensieri. Per apprezzare bisogna ascoltare con estrema attenzione.( VOTO 8 / 10 ) .
THERION " LE FLEURS DU MAL " ( End of the Light , 2012 ) Io a Christopher Johnsson, mastermind dei Therion, gli farei una statua equestre nel mio giardino e ogni mattina mi prostrerei davanti a lui . Nonostante ormai viva con le alucce ai piedi riuscendo a parlare solo di mitologia sumera e demoni assirobabilonesi gli offirirei il caffè ogni mattina solo per starlo a sentire magari senza capire una beneamata mazza di quello che sta dicendo. Dopo il comunque valido Sitra Ahra del 2010, c'era aria di licenziamento di massa in casa Therion ( il sesto o settimo, ci sono più ex Therion in Scandinavia che abitanti,del resto se a Chris je piace così...) e così è stato. La leggenda narra che il nostro eroe sia stato assalito dalla fregola di fare un musical  recuperando la vecchia canzone francese e che abbia bussato a quattrini alla Nuclear Blast per proporre il progetto. La casa discografica teutonica gli ha risposto "nein! a noi sembra una cazzaten fare un disken di cover di vecchien canzonen franzosen" e lui non contento ha tirato fuori di tasca sua i 75 mila euri necessari alla realizzazione di questo disco. Leggendo in giro in molti hanno apprezzato: tutti quanti a scappellarsi e a dire "ma bravò Johnsson, ma bravì Therion che avete fatto tutte queste belle rivisitazioni". Anche il sito metallaro più intransigente è diventato esperto delle canzoni di Gainsbourg, della Sylvie Vartan e di Betty Mars.
Christopher posso dirti una cosa?
Ma vaffanculo! se volevo ascoltare canzoni francesi non compravo un disco dei Therion, no? Torna a fare la musica che sai fare è inutile girare versioni gothic sinfoniche di canzoni da musical...Soldi rimpianti non per come è fatto il disco( sempre suonato e prodotto alla grande) ma per quello che propone. ( VOTO : 4 / 10 )
DELAIN " WE ARE THE OTHERS " ( Roadrunner Records 2012 ) Terzo album per gli olandesi Delain capitanati dal tastierista ex Within Temptation Martijn Westerholt e dalla bravissima cantante Charlotte Wessels. Questo disco era pronto dal 2010 ma varie traversie di casa discografica ne hanno bloccato l'uscita fino al giugno di quest'anno. E' il terzo disco dei Delain che finalmente riescono a scrollarsi di dosso l'etichetta ( maligna ) di cloni dei Within Temptation. In realtà i loro primi due dischi Lucidity ed April Rain pur debitori di ispirazione nei confronti del gruppo succitato contenevano pezzi veramente belli.Con We are the others i Delain mettono la freccia e sorpassano i conterranei con un disco fresco, frizzante , easy listening , con pezzi piuttosto brevi e melodie che si memorizzano subito. Pochi arrangiamenti sinfonici ma molte tastiere e con la chitarra che comunque fa sentire il suo peso con dei riffs che a volte pesano come macigni.Mi dispiace un po' l'abbandono totale o quasi della voce maschile. Mi hanno ricordato in alcuni frangenti gli Stream of passion della bella e brava Marcela Bovio. Charlotte Wessels è di una bravura disumana: ben lontana dai toni lirici di una Simone Simons( Epica)  o di una Sharon den Adel ( Within Temptation) esibisce una voce dal timbro suadente capace di prendere qualsiasi nota.Nella special edtion ci sono anche alcuni pezzi dal vivo. Non precisamente la mia cup of tea ma degnissimo di un ascolto.(VOTO 7,5 / 10 )

One day ( 2011 )

E' il 15 luglio del 1988: Emma e Daxter si sono conosciuti tramite amici di amici e più per combinazione che per altro passano una notte assieme. La prima intenzione era quella di divertirsi un po' facendo sesso ma poi per una cosa o per l'altra non se ne fa nulla.Si salutano ma il loro non è un addio: decidono che si rivedranno ogni 15 luglio per gli anni a venire scoprendo mano mano che l'amore percorre sempre le vie più tortuose per arrivare fino alla meta. E quando ci arriva....la legge di Murphy colpisce inesorabile!
Sono abbastanza allergico ai polpettoni sentimentali ma questo film aveva due ottime frecce al suo arco per quanto mi riguarda: la regia di Lone Scherfig autrice di uno dei miei piccoli cult personali , cioè Italiano per principianti ( stavate pensando tutti a An education? e invece no!) e Anne Hathaway che per molti non sarà un granchè come attrice ma a me piace anche perchè mi attizza parecchio come donna  soprattutto quando cerca di fare tutto il possibile per nascondere tutto il suo sex appeal.
One day è la storia di un giorno all'anno nelle vite di Emma e Daxter mentre sugli altri 364 c'è il silenzio totale. Però ogni 15 luglio si vede che mentre lei sta avendo successo nella vita facendo qualcosa che realmente le piace, a lui sembra cadere tutto addosso, da un matrimonio a una figlia e a una professione che per lui non rappresenta certo la massima aspirazione.
Soprattutto si nota subito che , come succede ad ogni livello della scala zoologica , è sempre la donna ad avere l'ultima parola su tutto. Anche su una relazione sentimentale.
Lui è innamorato di Emma, se ne accorge molto prima di lei o forse è il primo che lo confessa apertamente prima a se stesso e poi alla diretta interessata.Lei invece fa la preziosa forse per restituirgli pan per focaccia, visto il loro primo incontro.
La struttura del film è simile a quella delle strips di un fumetto a puntate: rapsodico con un sottilissimo fil rouge che lega i vari episodi che si succedono meccanicamente gli uni agli altri.
Ecco se la Scherfig si riconferma dopo An education come valente illustratrice e come ottima direttrice di attori, la cosa che manca al film è proprio quella forza centripeta che permette ai film sentimentali fatti come il dio del genere comanda di strapparti a morsi il cuore dal petto.
Gli anni passano un po' tutti uguali chi più chi meno e l'emozione latita. O meglio non è ben distribuita lungo tutto il film . Ed è per questo che una pellicola come questa ti fa restare come un ebete perchè a tratti si è catapultati dentro il film da questo amore ventennale che quasi ti appassiona in altri frangenti sembra di assistere alla solita minchiatina sentimentale con poche lodi e qualche infamia.
Bravi i due protagonisti: Sturgess convince ed è bravissimo quando si tratta di incarnare la parte sgualcita di chi è stato  masticato e risputato dai casi della vita, la Hathaway è meno erotica del solito ( ma c'è una scena su una sedia...) e con quegli occhiali che sfoggia a inizio film sembra la sorella maggiore di Harry Potter.
C'è una scena che mi ha fatto pensare a quanto uno deve edulcorare le sceneggiature: Emma e Daxter stanno andando a casa di lui ( perchè vuota) per consumare il loro primo incontro sessuale e proprio sulla porta incontrano i genitori di lui.
E Daxter mentre riprende col lazo tutti i suoi ormoni che stavano galoppando all'impazzata riesce a biascicare solo un " Mamma...papà...siete già qui?" neanche un "mortacci vostri che caz..state facendo qui? Vedete di evaporare"che sarebbe stata una reazione molto più realistica.
One day è visione coniugale perfetta, a mio parere molto più adatto alle femminucce che ai maschietti.
Tempo sprecato amabilmente.

(VOTO : 6 / 10 ) 


One Day (2011) on IMDb

Senin, 29 Oktober 2012

Source Code ( 2011 )

Un serafico Jake Gyllenhaal chiede alla sua partner Michelle Monaghan che cosa farebbe se sapesse che le resta meno di un minuto da vivere. E'questa la domanda che mi rimbomba nella testa alla fine dell'opera seconda di Duncan "non chiamatemi più figlio di David Bowie" Jones.
Un film che sicuramente gli appartiene di meno rispetto a Moon perchè l'ha già trovato scritto e preparato però dal canto suo ci ha messo il suo talento visivo per renderlo più accattivante.
Dicevamo della domanda del povero Jake: credo che passeremmo buona parte di quel minuto a imprecare contro la mala sorte più che a pensare a qualcosa di costruttivo.
Un minuto, sessanta miseri secondi.
Se per Nicolas Cage bastavano per rubare una fuoriserie qui non basterebbero neanche per cercare di scendere da un treno.
E invece bastano per diverse cose e si sa che una telefonata allunga la vita.
I cari vecchi,gloriosi paradossi temporali. In più ci mettiamo anche delle belle porte girevoli che non guastano quando si parla di destino.
Source Code è un film sempre in equilibrio sul filo del paradosso temporale di cui sopra, miracoloso per tre quarti (perchè nonostante rivediamo in continuazione i soliti 8 minuti la tensione viene mantenuta alta) ma poi si accartoccia proprio sul più bello.
Perchè spiegare tutto ma proprio tutto e regalare una salvezza inopinata che non fa altro che aggrovigliare inutilmente quanto visto prima?
Credo che sia lo scotto da pagare a Hollywood (la regola non scritta che il successo al box office passa necessariamente per il lieto fine) a cui il talentuoso Duncan non si è potuto sottrarre.
Il protagonista vive gli 8 minuti più sfiancanti della sua vita, gli 8 minuti della marmotta con bomba da disinnescare per salvare quelle poche centinaia di persone e impedire una catastrofe nucleare.
E questi 8 minuti della marmotta si susseguono senza requie nel film ma almeno Jones è molto attento a cambiare le prospettive e ad aggiungere nuovi piccoli particolari ad ogni giro.
Quindi la visione risulta sempre stimolante e ciò permette al film di elevarsi dallo status di giocattolone tecnologico meccanico e ripetitivo a fantascienza perlomeno ombrata del grigio delle cellule nervose.
Ma il regista si ferma un pò a mezza strada laddove Nolan ha rischiato il tutto per tutto.
Source Code rispetto agli scritti di Dick e a meccanismi perfetti come Inception fa la figura del figlio di un dio minore . Ma è un bel figliolo, visivamente sempre all'altezza nonostante sia girato in pochissime ambientazioni (e perlopiù in interni accentuando la sensazione di claustrofobia già presente nel film precedente).
Come in A serious man dei Coen è citato il paradosso del gatto di Schroedinger ma se nel film dei Coen il gatto non si sapeva se fosse vivo morto o X, qui il protagonista addirittura manda una mail a una presumibile dimensione parallela e si specchia in una scultura stile Arnaldo Pomodoro.
Una sfera metallica lucida che lascia presagire chissà quali scenari futuri per due che teoricamente dovevano essere già morti.
O forse è solo un'altra delle dimensioni parallele che compongono l'universo.
Source Code è un film dal budget ristretto ma che vince la battaglia contro la fantascienza tutta effetti speciali e niente cervello che viene dal cinema americano.Un action thriller che gioca di sponda con la fantascienza nutrendosi delle sue stesse suggestioni.Inoltre un protagonista perplesso come quello che ha e che non è malato di rambismo lo rende ancora più simpatico.
Il nuovo film di Duncan Jones è forse un passo indietro rispetto a un esordio fulminante come era Moon ma non la debacle che di solito si prospetta per i giovani autori reduci da un'opera prima di successo.
E'comunque un film che incuriosisce e tiene incollati alla poltrona. Anche se poi il retrogusto è amarognolo perchè ha il sapore di un'occasione mancata.

(VOTO : 7 / 10 ) 

Source Code (2011) on IMDb